
Autonomia
Ogni volta che nasce un bambino con la sindrome di Down i genitori iniziano a porsi domande come “Che farà da grande? Lavorerà? Si sposerà? Potrà vivere da solo?”
Rispetto al passato oggi le aspettative di vita sono decisamente aumentate. In meno di cento anni l’età di una persona con sindrome di Down è passata da 10 a 60 anni. Questo scenario ha portato a domande e riflessioni nuove, (…) una persona, anche se ha una disabilità intellettiva, non è e non può essere considerato un eterno bambino.
E’ necessario però considerare che “autonomia non è fare tutto da soli, è integrare le proprie competenze con quelle degli altri” , vuol dire quindi assumere nuove abilità, ma anche la capacità di chiedere aiuto e la consapevolezza dei propri limiti e delle proprie risorse. Esiste “un’autonomia possibile per tutti e per ognuno”, è il passo in più, il cambiamento possibile che diventa, in termini di spostamenti, per uno utilizzare il treno da solo per andare a trovare un amico in un’altra città, per un altro suonare il campanello.
…Avete pensato quante volte si fa qualcosa al posto di una persona disabile senza chieder loro neanche un Sì o un No?
(A.Contardi “Verso l’autonomia” ed. Carocci 2004)
Perché educare all’autonomia
Nella crescita verso l’autonomia, un bambino con disabilità incontra due tipi di ostacoli: da una parte le difficoltà legate al suo deficit, dall’altra gli atteggiamenti di paura e le ambivalenze dell’ambiente che interferiscono con il suo grado di autonomia potenziale, raggiungibile pur nella situazione di svantaggio. Spesso i genitori, ma anche la gente in genere che il bambino con disabilità incontra, talvolta gli stessi operatori e insegnanti, sviluppano nei suoi confronti un atteggiamento assistenziale e protettivo che ne limita l’acquisizione di indipendenza.
Sembra quasi che si voglia compensare con maggiore affetto ed atteggiamenti più permissivi il disagio per il deficit o che a causa di esso il bambino venga complessivamente ritenuto incapace e quindi bisognoso di assistenza e di qualcuno che operi al posto suo in ogni occasione.
Tra coloro che si occupano di ritardo mentale si è fatta però strada in questi anni la sempre più radicata convinzione dell’importanza dell’educazione all’autonomia per lo sviluppo di una persona con handicap mentale e per il suo inserimento sociale.
Non sfugge a nessuno come sia più facile, già nella scuola, inserire un bambino con disabilità, se questi ha una propria autonomia nell’andare in bagno o nel mangiare, se sa rispettare delle regole e come spesso la conquista di queste abilità sia indipendente dalle difficoltà che egli ha su apprendimenti più didattici.
E ancora come una buona autonomia personale sia poi, andando avanti, prerequisito fondamentale per l’inserimento sociale e lavorativo di giovani e adulti con handicap mentale.
Molte conquiste però, soprattutto nell’ambito dell’autonomia esterna, sono difficilmente raggiungibili in ambito familiare soprattutto quando tale problema viene posto in adolescenza, momento in cui i ragazzi con disabilità, così come gli altri adolescenti, iniziano a manifestare desiderio di distacco dei genitori e mal sopportano le loro richieste.
Al tempo stesso anche per i genitori riconoscere e accettare che i loro figli diventano grandi è spesso difficile e tale processo va in qualche modo sostenuto.
(fonte www.aipd.it)
Progetti
Diventa così importante imparare a prendere i mezzi pubblici, ad orientarsi, ad usare il denaro e chiedere informazioni, ma al tempo stesso è importante prendere coscienza che si è grandi e trarre da ciò motivazione ad imparare cose da grandi. L’atteggiamento e il riconoscimento da parte degli altri di questa condizione è fondamentale, così come il concedere spazi dove tale autonomia possa essere esercitata, dall’andare a scuola da soli al comprarsi da soli ci propri jeans.
Non fermarsi mai davanti ad un “non riesco” ma incentivare il tentativo, anche maldestro per rafforzare passo per passo il piacere di tentare…
Qualcuno si chiede se esiste un’autonomia possibile davvero, se esiste sul serio per una persona con ritardo intellettivo la possibilità di diventare grandi.
Questi sono i principali progetti- alcuni attivi da oltre vent’anni- che l’AIPD sezione di Roma offre alle persone Down che vogliano conquistare ed accrescere la loro autonomia personale e sociale; a partire dall’adolescenza fino ad arrivare all’età adulta.