Affettività e sessualità

La maggior parte delle persone con la sindrome di Down mostra buone potenzialità in vari aspetti del funzionamento socio-emotivo, esprimendo comportamenti che mettono in evidenza le capacità relazionali intatte ed adeguate fin dalla prima infanzia. Fin dalla nascita emergono gli iniziali segnali di scambio sociale, evidenziabili nelle prime forme di relazione con la madre, con una buona competenza. Durante la prima infanzia, i bambini dimostrano buone capacità di socializzazione, di instaurare amicizie e relazioni.

Nelle persone down, grazie alla presenza di una spiccata sensibilità e attitudine alla manifestazione di pensieri e comportamenti affettivi, le capacità relazionali generalmente sono più sviluppate delle abilità mentali e mnemoniche. Le loro abilità sociali gli permettono di crescere in modo soddisfacente e di imparare a rapportarsi con gli altri, soprattutto se supportati con una buona educazione che miri allo sviluppo del bambino nella sua complessità e che tenda anche a promuovere un’equilibrata identità: centrale è quindi la capacità degli adulti di comprendere ed entrare in relazione con i loro bambini.

Per meglio promuovere la sfera relazionale è opportuno incentivare l’autonomia, soddisfare il bisogno di relazione e di espressione degli affetti. Il concetto di identità è strettamente correlato con la consapevolezza della propria diversità. Quest’ultima è utile per venire in contatto e quindi riconoscere quelli che sono i propri limiti e, allo stesso tempo, acquisire la capacità di percepirsi come soggetto agente, padrone delle proprie azioni e della propria identità, nonostante la presenza dell’handicap.

Con il progredire dello sviluppo, l’iniziale identità psico-fisica si arricchisce di un altro tipo di identità, affettiva e sessuale.
Fin dai primi anni di vita le caratteristiche sessuali nelle persone con sindrome di Down sono molto ben definite; con l’inizio dell’adolescenza, con lo sviluppo degli organi sessuali, al pari del resto della popolazione senza sindrome, i ragazzi down iniziano a mostrare la curiosità per il sesso e per tutto ciò ad esso relativo, dichiarandosi innamorati di qualcuno e annunciando il loro fidanzamento, più concretamente con un loro coetaneo, più irrealisticamente con un personaggio del cinema, della musica o dello sport.
Con l’ingresso nell’età adulta si fa presente il desiderio di esprimere i loro bisogni, mettendo in atto lo sviluppo di una identità sessuale che potrebbe risultare un traguardo difficile da conseguire. È dunque ben evidente che le persone con sindrome di Down abbiano uno sviluppo sessuale, psicologico, affettivo ed emozionale, per nulla dissimile da quello delle persone senza sindrome.

Nelle persone down i caratteri fisiologici ed anatomici sono chiaramente presenti, il loro sviluppo procede seguendo le stesse tappe di sviluppo della genitalità del resto della normale popolazione.
Al desiderio e al piacere, sebbene non sempre adeguatamente espressi, sono associati i sentimenti, come la voglia di avere accanto un compagno/a a cui dare e da cui ricevere amore, il bisogno di non sentirsi soli, il desiderio di un legame indissolubile e la voglia di non essere poi così diversi dal resto della gente che li circonda.

I ragazzi e le ragazze con la sindrome di Down, proprio come i loro coetanei, attraverseranno le varie fasi dei “lutti”, degli “abbandoni”, il desiderio di staccarsi dai loro genitori, di essere autonomi. Anche loro dunque inizieranno ad innamorarsi dei loro coetanei, dei personaggi televisivi, e magari di chi rivolge loro maggiore attenzione e ascolto. È opportuno che il ragazzo/a riceva una educazione sessuale precoce ed adeguata, perché così si può essere certi che sarà in grado di controllare e non esibire una affettuosità non adeguata all’età di sviluppo. È importante stabilire con il figlio un aperto dialogo sulla questione del sesso, poiché quanto più avrà ricevuto esaurienti e precoci risposte alle sue domande, tanto più sarà in grado di capire e di comportarsi in modo adeguato.

Dal momento che i primi approcci all’argomento nascono tra le mura domestiche, fin dalla prima infanzia,va sottolineata l’importanza di un sostegno all’educazione sessuale, non solo rivolto ai ragazzi, ma anche alle famiglie. Perciò i genitori devono essere sostenuti circa le modalità di approccio alle domande dei propri figli, in modo che non siano colti impreparati e sappiano come e quando rispondere alle loro domande, con il fine ultimo di non rischiare di sopprimere la sessualità dei loro figli. Esiste una così ampia gamma di capacità intellettive, comportamenti, culture, tradizioni, credo religiosi, capacità linguistiche e comunicative, aspettative familiari e interessi, sia fra le persone con sindrome di Down che tra le loro famiglie, che è impossibile cercare una sola ricetta per una sana sessualità che vada bene per tutti. Quindi tutte le persone Down sono diverse tra di loro, e di conseguenza anche la loro sessualità. Quest’ultima, parte inscindibile della personalità, dovrà essere di volta in volta esaminata, compresa ed aiutata ad esprimersi, offrendo ai ragazzi un sostegno costante sulle informazioni delle regole fondamentali del comportamento sessuale.

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