Domenica 22 maggio 2016, alle ore 9,00, si svolgerà, con il Patrocinio della F.I.R, Federazione Italiana Rugby), presso il Campo della URC – Unione Rugby Capitolina, in via Flaminia 867, con la denominazione di “Rugby: uno sport per l’integrazione”, il XX Torneo di minirugby “Piero Gabrielli”, al quale parteciperanno giocatori Under 6 – Under 8.
Promotori del torneo l’ Unione Rugby Capitolina Onlus, l’ Associazione “Mille bambini a via Margutta Onlus”, il Comitato Nazionale Italiano Fair Play e l’ AIPD (Ass. Italiana Persone Down), sezione di Roma.
Anche quest’anno in campo, insieme agli altri, una decina di bambini con sindrome di Down pronti a per segnare la loro meta.
Hanno aderito al Torneo anche i ragazzi più grandi dell’ AIPD che frequentano la Scuola Alberghiera e che serviranno il “terzo tempo”. In totale partecipano 10 club (quattro di fuori Roma) con circa 300 giocatori in erba e 22 squadre.
Il Torneo si svolge con un format consolidato, senza vinti né vincitori ma all’insegna del Fair Play, con premiazioni che, per desiderio degli stessi partecipanti, saranno costituite da palloni ovali, simbolo del “giocare insieme”.
Nella occasione sarà inoltre attribuito, con una targa, il Premio “Bubi Farinelli” al miglior giocatore di rugby romano juniores 2015.
In più, dalle 7.30, alle 11.30 ci sarà la possibilità di donare il sangue con l’AVIS. Scarica qui>> il modulo di prenotazione non vincolante e poi consegnalo alla segreteria dell’Aipd Roma.
Progetto “Una meta per crescere”
Il Progetto educativo e terapeutico proposto dalla URC dal 2005, attraverso il rugby, è una realtà oramai consolidata, un modello invidiato da molti altri club, grazie all’attenta regia di Francesca Rebecchini, al sostegno del Presidente della URC, Giorgio Vaccaro, a quello di “Mille Bambini a via Margutta (Associazione fondata da Piero Gabrielli), del CNIFP- Comitato Nazionale Italiano Fair Play – Associazione Benemerita del CONI e alla collaborazione con l’AIPD Roma.
I successi finora ottenuti, sono sotto gli occhi di tutti: i bambini con sindrome di Down, vincendo la diffidenza di genitori e operatori, hanno conquistato, giocando a rugby insieme agli altri bambini, oltre ad una notevole fisicità, autostima e indipendenza, raggiungendo “mete” e risultati insperati agli stessi addetti ai lavori.
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