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RELAZIONE BAMBINO CAREGIVER

Il progetto, finanziato dalla Chiesa Evangelica Valdese – Roma, si rivolge ad un numero di 25 bambini e loro famiglie, conosciute dall ’AIPD sezione di Roma e intende focalizzare il proprio intervento verso un approccio globale rivolto ai genitori con figli con sindrome di Down di età compresa fra 0-3 anni, che tenga conto anche del “momento” iniziale in cui
avviene la comunicazione della diagnosi, del vissuto e informazione in ospedale, dell’adattamento alla nuova realtà a casa, della riabilitazione e dell’inserimento all’asilo nido del bambino nel processo evolutivo.

Sulla base delle conoscenze acquisite attraverso l’esperienza con bambini,  di età compresa tra 0-6 anni, conosciuti dal Servizio di Informazione e Consulenza (SIC), è possibile identificare una serie di problematiche:

  • difficoltà dei genitori già all’inizio della comunicazione della diagnosi, a cui va dato un sostegno per promuoverne la genitorialità,
  • due terzi dei casi conosciuti è seguito per la cura e la riabilitazione dai servizi sanitari territoriali pubblici e privati, lasciando quindi scoperto più di un terzo della popolazione costituita da bambini e ragazzi down;
  • nella maggior parte dei casi il genitore partecipa in misura molto ridotta alla formulazione del piano di trattamento, di cui  dovrebbe invece conoscere bene   e condividere gli obiettivi;
  • esiste una difficoltà nell’instaurare e mantenere, così come prevede la legislazione vigente, un costante e positivo rapporto di collaborazione tra i servizi riabilitativi e  le istituzioni educative (asilo e scuola);
  • la valutazione dei bisogni della famiglia e relativa offerta di sostegno psicologico e sociale alle figure genitoriali è pressoché assente.

Il progetto si pone l’obiettivo prioritario di sostenere e di ottimizzare la qualità della relazione che si stabilisce tra bambino e figura caregiver (madre, padre, educatrice), relazione che può essere influenzata dalle prime caratteristiche e dal comportamento precoce del piccolo così come dai pensieri, dai comportamenti dello stesso caregiver. Considerato che la competenza relazionale e la qualità della vita del bambino sono mediati dalle risorse psicologiche e relazioni della famiglia e dal contesto sociale-educativo, promuovere e supportare la qualità della relazione caregiver-bambino è da considerarsi parte integrante del processo educativo e di presa in carico.

Obiettivi specifici:

  • favorire la capacità di ciascun educatore e genitore di riconoscere i propri stili comunicativi con il bambino;
  • promuovere uno scambio con il bambino;
  • collaborare tra istituzione educativa e famiglia, costruendo una visione unitaria di “bambino osservato”;
  • accompagnare i genitori e gli educatori, nei processi di osservazione relazionale e comunicativo del bambino.

Il progetto si propone di realizzare un intervento globale per bambini con Sindrome di Down e le loro famiglie, attraverso azioni che vanno ad agire sia sul bambino che sui contesti educativi e sociali di riferimento, rappresentate nel grafico che segue.

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